21 Agosto 2009
Questo film è sulla lotta dei popoli per liberarsi da una forma moderna di schiavitù. Richard Nixon, presidente degli Stati Uniti, disse del’America Latina: “Alla gente non frega un cavolo di quel luogo”. Si sbagliava. Il grande disegno degli Stati Uniti come moderno impero è stato costruito sulle speranze di un intero continente, chiamato sprezzantemente “il giardino del retro”.
Gli straordinari testimoni in questo film descrivono un mondo diverso da come i presidenti americani lo vogliono vedere, cioè vantaggioso e consumabile, descrivono il potere del coraggio e dell’umanità della gente che ha quasi nulla. Essi evocano parole nobili come democrazia, libertà, liberazione, giustizia, e in questo modo difendono i più basilari diritti umani di tutti noi, in una guerra condotta contro tutti noi.
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Quello che accadde qui allo stadio Nazionale di Santiago del Cile, ha un posto speciale nella lotta per la libertà e la democrazia in America Latina e nel Mondo. Il motto è “mai più”.
E tuttavia è successo di nuovo a Guantanamo Bay e in tutti quei luoghi segreti dove il potere imperiale, nonostante le sue pretese di democrazia, nasconde e tortura chi considera un nemico.
I quesiti sollevati da questo film sono urgenti. Le vite e i sogni del popolo del Cile, o del popolo del Venezuela, o del popolo della Bolivia, o del popolo del Nicaragua, o del popolo del Vietnam, o dell’Iraq, dell’Iran, e della Palestina, sono sacrificabili, valgono solo pochi secondi nel TG, se sono fortunati?
La risposta è no, e coloro che vedono il mondo attraverso gli occhi dei potenti, sono avvertiti: i popoli si stanno ribellando alle tirannie e all’oblio ai quali noi occidentali li abbiamo consegnati. Infatti, la loro resistenza è in moto, come questo film ha mostrato. Direi che non si è mai fermata, ed è imbattibile.
John Pilger